La solitudine del numero dieci


La solitudine del numero dieci

16 maggio 2004, Stadio 'Giuseppe Meazza'
Sta per battere un calcio d'angolo, e indugia. 
Si guarda intorno, sa che questa giornata gli potrà capitare di raccontarla, 
qualcuno sarà curioso di sapere cos'ha pensato, in un momento come questo. 
Intorno, c'è una festa che non è solo per lui, che gioca in una squadra minore 
e si trova oggi là dove festeggiano uno scudetto, uno scudetto che lui stesso, una volta,
 ha vinto con la maglia di coloro che oggi sono i suoi avversari.
 Oggi finisce la sua storia più importante, lunghissima da raccontare. 
Complicata. Randagia. Sfortunata. Fortunata. E molto altro ancora. 
Quello di Roberto Baggio era un talento purissimo, 
tra i più tendenti all'assoluto mai cresciuti in Italia. 
A differenza di altri, lui non è mai stato una bandiera. 
Ha sempre preferito la fuga, verso silenzi e lontananze imperscrutabili.

[Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera, p. 166]